La fresatura dell’osso avviene a bassissima velocità (40 giri/min) questo consente al chirurgo di recuperare osso dall’alveolo e riposizionarlo sopra l’impianto stesso che verrà immerso 2 mm sotto la cresta ossea.
Lavorare a bassa velocità consente anche di prevenire il surriscaldamento osseo che comprometterebbe le priorità rigenerative dell’osso recuperato.
L’incredibile longevità dell’impianto è dovuta in gran parte a questo “segreto”. Inoltre il posizionamentosub-crestale protegge l’impianto dall’aggressione di batteri che rappresentano il pericolo più importante per la vita dell’impianto.
La maggiore quantità d’osso presente sul colletto implantare è quindi una ulteriore barriera biologica a proteggere quello che un giorno sarà il nostro nuovo dente.
Una volta integrato all’osso, l’impianto viene connesso al suo moncone conometricamente. Cioè non esiste nessuna vite passante a collegare le due componenti. La connessione conometrica è la più resistente e stabileconnessione meccanica in uso in medicina. Basti pensare che le protesi d’anca utilizzano questo sistema da decenni per fissare la testa protesica allo stelo femorale. Questo contribuisce notevolmente ad impedire ulteriori pericoli di infiltrazioni batteriche provenienti questa vola dall’interno dell’impianto dentale.
Una protesi d’anca
La semplicità della metodica Bicon in fine moltiplica le possibilità di protesizzazione a disposizione del tecnico, con grande risparmio in ore di lavoro. Il moncone pieno infatti (privo di canale di passaggio per vite) rappresenta un gran vantaggio lavorativo e lascai il tecnico libero di operare solo sull’estetica.